Lun. Mag 19th, 2025
81Shares

28 aprile 2025. L’Europa occidentale piomba nel caos. Spagna, Portogallo, Francia meridionale e persino alcune zone dell’Italia settentrionale restano senza elettricità. Treni fermi, ospedali in emergenza, comunicazioni interrotte, città paralizzate. I telegiornali mainstream, con una sincronia sospetta, tra le possibile cause, parlano di un “raro fenomeno atmosferico” chiamato “vibrazione atmosferica indotta”. Ma è davvero possibile che un capriccio del clima abbia mandato in tilt la rete elettrica di mezza Europa? O siamo di fronte a un’operazione orchestrata, nascosta dietro una cortina di fumo meteorologica?
La narrazione ufficiale: un copione scritto male
Secondo i gestori delle reti elettriche, come il portoghese REN, il blackout sarebbe stato causato da “estreme variazioni di temperatura” nell’entroterra spagnolo, che avrebbero generato oscillazioni anomale nelle linee ad alta tensione, innescando un effetto domino sulla rete europea interconnessa. Un fenomeno “raro”, dicono, ma privo di dettagli convincenti. Nessuna stazione meteorologica ha registrato anomalie significative quel giorno, come confermato dall’Agenzia spagnola di meteorologia (Aemet), che ha smentito brusche variazioni climatiche. Eppure, le autorità insistono su questa spiegazione, mentre i media la ripetono senza mai approfondire. Perché tanta fretta nel puntare il dito su Madre Natura? E perché il gestore REN, dopo aver lanciato l’ipotesi atmosferica, ha fatto un passo indietro, lasciando il pubblico senza risposte?
La verità è che la storia non regge. Le “vibrazioni atmosferiche indotte” non hanno una definizione scientifica chiara e sembrano più un termine inventato per confondere. Gli esperti di ingegneria elettrica, parlano di vibrazioni legate a raffiche di vento estreme, ma nessun bollettino meteorologico del 28 aprile 2025 segnala tempeste o venti anomali in Spagna. Se non è il clima, allora cosa ha davvero spento l’Europa?
Le piste nascoste: cyberattacco o sabotaggio?
Fin dalle prime ore, le autorità hanno ventilato l’ipotesi di un attacco informatico, salvo poi scartarla con una velocità sospetta. Il premier spagnolo Pedro Sánchez ha dichiarato che “nessuna ipotesi è esclusa”, ma ha subito invitato i cittadini a fidarsi solo dei “canali ufficiali” per evitare “disinformazione”. Un monito che sa di censura. Nel frattempo, l’Istituto Nazionale per la Sicurezza Informatica spagnolo (Incibe) e il Centro Nacional de Inteligencia hanno avviato indagini su possibili cyberattacchi, considerando i recenti precedenti contro le infrastrutture critiche spagnole. Curiosamente, però, queste indagini non hanno prodotto comunicazioni ufficiali. Silenzio totale.
E se non fosse un attacco hacker, ma un sabotaggio interno? La rete elettrica europea è altamente interconnessa, e un guasto in un punto strategico può propagarsi come un virus. Non dimentichiamo che la Spagna è un hub chiave per le energie rinnovabili, con una dipendenza crescente da eolico e fotovoltaico, fonti instabili che richiedono infrastrutture obsolete per essere integrate. È davvero una coincidenza che il blackout arrivi proprio mentre l’Europa accelera la transizione energetica, tra proteste di agricoltori e tensioni geopolitiche? O qualcuno ha voluto testare la vulnerabilità del sistema, mandando un messaggio chiaro: “Possiamo spegnervi quando vogliamo”?
Il contesto geopolitico: un gioco più grande
Non è un segreto che l’Europa sia un campo di battaglia per potenze globali. La Spagna, con il suo ruolo strategico nel Mediterraneo e il suo sostegno a politiche controverse in conflitti come quello ucraino, è un bersaglio perfetto. Fonti anonime del Centro Nacional de Inteligencia, citate da Servimedia, hanno ipotizzato che il blackout possa essere legato a cyberattacchi mirati, simili a quelli subiti negli ultimi mesi per la posizione spagnola su Gaza e Ucraina. E se fosse un’operazione di destabilizzazione, orchestrata da attori statali o corporativi per indebolire l’Unione Europea? Dopotutto, un blackout di questa portata non solo paralizza l’economia (con perdite stimate allo 0,5% del PIL semestrale spagnolo), ma semina paura e sfiducia nelle istituzioni.
E poi c’è la questione delle centrali nucleari. Le cinque centrali spagnole, con sette reattori, hanno interrotto la produzione per “motivi di sicurezza” durante il blackout, affidandosi a generatori diesel. Perché una misura così estrema? È possibile che il guasto abbia sfiorato un disastro ben più grave, di cui nessuno parla? O forse le centrali sono state messe in stand-by per coprire un’operazione più oscura, come un test di resilienza delle infrastrutture critiche?
Le voci dal web: il popolo non ci crede
Sul web, la narrazione ufficiale è stata accolta con scetticismo.  Le teorie abbondano: c’è chi parla di un’arma elettromagnetica sperimentale, chi punta il dito su un malfunzionamento legato alla transizione verso le rinnovabili, e chi sospetta un’operazione di controllo sociale per testare la reazione della popolazione a un collasso infrastrutturale. Una cosa è certa: la fiducia nei “canali ufficiali” è al minimo storico.
La verità nascosta?
Il blackout del 28 aprile 2025 non è un semplice incidente. È un segnale. Che si tratti di un cyberattacco, di un sabotaggio interno o di un esperimento su larga scala, una cosa è chiara: qualcuno ha voluto dimostrare quanto sia fragile il nostro sistema. La scusa del “raro fenomeno atmosferico” è un insulto all’intelligenza collettiva, un tentativo maldestro di nascondere la verità. Mentre le luci tornano lentamente a riaccendersi, una domanda resta sospesa: chi ha premuto l’interruttore, e perché?
Non fidatevi delle narrazioni preconfezionate. La verità è là fuori, ma non la troverete nei telegiornali.
81Shares

Di Deslok

Indagatore dell'insolito e dei fenomeni inspiegabili.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.