Ecco un’analisi sul fenomeno del trumpismo e le motivazioni che possono aver portato molti americani, inclusi una buona parte di afroamericani, a sostenere Donald Trump, nonostante sia stato un personaggio polarizzante. L’obiettivo è comprendere come la sua figura si sia radicata nel tessuto sociale e politico degli Stati Uniti, affermandosi come uno dei movimenti più rilevanti degli ultimi anni.
La politica del “fuori dal sistema”
si è presentato fin dall’inizio come un outsider, uno che veniva “da fuori” e che non rispondeva ai tradizionali meccanismi di potere. La sua carriera da imprenditore e da figura mediatica era distante anni luce dalla politica tradizionale, e questo ha creato un’attrattiva inedita per molti americani stanchi del cosiddetto “deep state” o delle dinamiche di governo percepite come distanti dai cittadini comuni. Trump ha saputo cavalcare questa disillusione, proponendosi come un paladino che avrebbe “drenato la palude” di Washington, e questa immagine ha fatto breccia soprattutto tra chi sentiva che il sistema esistente non lavorava a favore del popolo.
L’assenza di conflitti militari
Un aspetto che ha contribuito alla popolarità di Trump è stata la sua politica estera relativamente pacifica, almeno rispetto ai suoi predecessori recenti. Sebbene non manchino critiche alle sue scelte in quest’ambito, Trump è stato il primo presidente americano in molti anni a non iniziare nuove guerre. Questo ha attirato non solo gli elettori più critici nei confronti delle ingerenze militari americane all’estero, ma anche coloro che, ormai disillusi dalla guerra al terrore e dagli sforzi bellici senza fine, cercavano una politica estera più cauta e orientata alla protezione degli interessi nazionali piuttosto che all’espansione dell’influenza americana nel mondo.
Il sostegno afroamericano e le politiche economiche
Sebbene non sia stato appoggiato in massa dagli afroamericani, Trump ha ricevuto un sostegno significativo da alcune parti di questa comunità, un fatto sorprendente per molti osservatori. Uno dei motivi risiede nelle sue politiche economiche, orientate a migliorare il lavoro e le opportunità per i lavoratori meno abbienti e per le comunità a basso reddito. Con un tasso di disoccupazione ai minimi storici pre-pandemia e iniziative come le “opportunity zones” (aree di investimento agevolato nelle comunità svantaggiate), Trump ha cercato di creare un clima economico favorevole per le minoranze e ha promosso politiche mirate a migliorare l’accesso all’occupazione per gli afroamericani.
Inoltre, Trump ha lavorato su riforme della giustizia penale, come il First Step Act, un pacchetto di misure per riformare le sentenze carcerarie, particolarmente apprezzato da comunità che vedono da decenni la propria popolazione penalizzata da un sistema di giustizia ritenuto troppo severo e discriminante. Nonostante queste misure non abbiano trasformato completamente il suo rapporto con la comunità afroamericana, hanno aiutato Trump a consolidare una base di sostegno tra chi percepisce la giustizia come una priorità.
La personalità e il linguaggio diretto
Trump ha saputo comunicare in un modo che è stato percepito come autentico, schietto e diverso da quello di molti politici tradizionali. La sua personalità controversa, che spesso ha polarizzato gli elettori, è stata al contempo la sua forza: la sua capacità di parlare senza filtri ha attirato chi si sentiva alienato dalla politica classica, e i suoi toni spesso provocatori e diretti gli hanno permesso di essere visto come uno che “dice quello che pensa”. Il trumpismo si è così sviluppato anche come un movimento culturale, basato su un linguaggio diretto, su una figura forte e senza compromessi che si propone di combattere per i propri sostenitori.
Il timore dell’immigrazione incontrollata
L’immigrazione è un tema caldo negli Stati Uniti, e Trump ha fatto della lotta all’immigrazione clandestina uno dei suoi punti forti. Con il suo progetto del muro al confine con il Messico e le politiche volte a contenere gli ingressi illegali, ha toccato le corde di molti cittadini preoccupati per il futuro economico e sociale del paese. In una nazione multietnica come gli Stati Uniti, anche parte della popolazione afroamericana ha appoggiato queste politiche, vedendo nell’immigrazione illegale una possibile minaccia per l’economia e per le opportunità di lavoro.
La critica ai media tradizionali e il ruolo dei social media
Infine, il fenomeno Trump è strettamente legato alla critica nei confronti dei media tradizionali, che l’ex presidente ha costantemente accusato di faziosità e manipolazione. Definendo i media “fake news”, Trump ha fatto leva sul sentimento anti-establishment e sulla sfiducia verso un sistema mediatico visto da molti come incapace di rappresentare in modo imparziale la realtà del paese. Ha poi sfruttato a proprio vantaggio i social media, costruendo una comunicazione diretta e continua con i suoi elettori senza l’intermediazione dei canali ufficiali.
In sintesi, il trumpismo è nato come risposta alla sfiducia nelle istituzioni, alla voglia di un cambiamento radicale e a una serie di preoccupazioni economiche e sociali che una parte del paese non riteneva rappresentate dalle politiche tradizionali. Trump ha capitalizzato questi sentimenti, costruendo un movimento che ha trovato consenso in una parte trasversale della popolazione, includendo bianchi, afroamericani, lavoratori a basso reddito e americani che volevano “scuotere” il sistema. Questo ha portato alla nascita di un fenomeno politico che, indipendentemente dal giudizio che si possa avere su Trump, ha cambiato il panorama degli Stati Uniti e creato un’impronta duratura.